Si è svolto a Roma martedì 29 aprile l’atteso incontro tra ManifestoCultura e Massimo Bray. L’appuntamento è stato richiesto dal Consiglio Nazionale del Manifesto per stringere legami più stretti con Bray e il suo staff e programmare strategie comuni e azioni concrete per i prossimi mesi. L’incontro, avvenuto in un clima amichevole e di stima reciproca, è iniziato attraverso la concessione di omaggi (due libri) che MC ha voluto fare all’ex Ministro della Cultura in segno di riconoscimento sia per l’attenzione mostrata nell’ultimo anno, sia per ringraziarlo dell’opportunità del meeting romano.
All’incontro hanno partecipato Laura Tolomei, coordinatrice del ManifestoCultura e Maria Giovanna Romano costituente e consigliera del ManifestoCultura. Ha invece fatto gli onori di casa, oltre a Massimo Bray, anche Giovanni De Stefano. Il colloquio, durato circa 50 minuti, ha toccato vari punti e ha fatto emergere la comune volontà di continuare un percorso iniziato a giugno dello scorso anno ma che ora potrebbe avere sbocchi più concreti e meno “virtuali”. Il ManifestoCultura in effetti nasce dall’unione, dapprima virtuale e poi reale, di più realtà (singoli e non) disseminate nel territorio e ora cerca una “fase 2″, fatta di azioni tese a rafforzare il concetto del “fare” e dell’agire, in nome di una maggiore consapevolezza che l’Italia, il cittadino e tutte le realtà culturali, devono avere per valorizzare il proprio patrimonio artistico e culturale partendo da piccoli gesti, dalle periferie, da pezzi di patrimonio spesso dimenticati o ignorati e soprattutto dai più piccoli.
Quindi Bray ha innanzitutto mostrato grande interesse verso il “brand” ManifestoCultura e ha espresso l’intenzione di non lasciare questo “marchio” da solo, ma ha cercato e cercherà di legarlo a fatti concreti e soprattutto includerlo in un discorso di pluralità e di coralità dove non c’è più un soggetto autonomo che organizza e si evolve, ma un gruppo più o meno coordinato, che costituisce un “NOI” che include anche Massimo Bray oltre a tutti gli altri soggetti. Insomma, l’intenzione è legare tutte le realtà, piccole e meno piccole, che negli ultimi mesi si sono affacciate nel mondo dei social network con finalità culturali, lasciandole comunque crescere in autonomia, ma legandole ad un progetto di più largo respiro.
Nell’incontro si è parlato di riqualificazione delle periferie e delle aree urbane, di street art, di piccolo patrimonio artistico da proteggere e valorizzare, di coscienza culturale che deve partire dalle scuole e dai più piccoli, ma anche di tanto altro. Bray ha dimostrato di continuare ad essere “sul pezzo” (e su questo non vi erano dubbi) seguendo personalmente la crescita e lo sviluppo di realtà come ManifestoCultura, StoriaMerdiana, InvasioniDigitali, PompeiMia, StopBiocidio Caserta, i gruppi Igers d’Italia, MonumentiAperti in Sardegna, i Precari Cultura e le tante realtà culturali sparse nel territorio, dai poli archeologici e museali fino alle biblioteche di periferia, nate anche grazie alla sua azione e vitalità, sia da Ministro della Cultura che da parlamentare, cittadino e professionista della cultura attento ai suoi temi.
Ci si è infine dati appuntamento ad una data futura per incontrarsi nuovamente, magari in un numero più ampio di partecipanti e possibilmente portare qualche azione concreta sul piatto.
Vito Telesca
ManifestoCultura
Premessa: gli spunti di riflessione che seguono si basano su un principio. Si difende (e quindi si tutela) ciò che si ama e si sente proprio. E questo avviene solo attraverso la conoscenza. Nelle scuole la storia dell’arte è risicata a pochissime ore, è considerata materia di serie C, la conoscenza del proprio patrimonio nulla. E’ fondamentale partire dalla formazione per creare adulti non solo consapevoli di ciò che li circonda, ma che amino e sentano il dovere di difendere i propri tesori artistici. I bambini devono diventare sentinelle del patrimonio: è necessario intervenire nelle vistose lacune della struttura scolastica creando percorsi a latere dei programmi ufficiali, coordinando le realtà associative che lavorano in questo campo. Portare l’arte nelle scuole e i bambini nei Musei. Nel rapporto tra Istruzione e Beni Culturali manca, di fatto, una linea programmatica ministeriale coerente. Risale infatti al 1998 l’ultimo accordo quadro tra i due ministeri, cui, però, ad oggi, con la riduzione delle ore di insegnamento della storia dell’arte negli istituti tecnici e una disattenzione sempre maggiore all’insegnamento nelle scuole primaria si è dato un sonoro scossone negativo.
Mancando quindi una linea ministeriale, cosa si può fare dal basso? Qui qualche riflessione:
1. Scriveva Giuseppe Pelli Bencivenni della necessità di portare i giovani nei Musei per conoscere il bello, e riconoscerlo poi nella vita. Un concetto espresso anche da Peppino Impastato in queste parole: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. Conoscere e rispettare la bellezza è prima di tutto un dovere civico.
2. Puntare in maniera massiccia l’attenzione sulla riduzione delle ore scolastiche dedicate all’insegnamento della storia dell’arte e, quindi, trovare forme di collaborazioni nuove con la struttura dell’Anisa, di modo da poter collaborare con esse e creare un movimento di protesta dal basso che coinvolga non solo gli insegnanti, ma anche gli operatori culturali. Un intervento in netta controtendenza a altri Paesi europei dove, invece, la storia dell’arte viene introdotta come obbligatoria (vedi la Francia). Questo provvedimento non solo mira a ridurre la conoscenza di una materia così vasta di contenuti, ma lo stesso carico di lavoro, maggiorato dal corpo insegnante non può che portare ad insegnare poco e male la storia dell’arte.
3. Parola d’ordine: creatività! Cit: “Ecco perché, fin dai primi anni di scuola, l’educazione all’arte e ai suoi molteplici linguaggi espressivi (visivo, musicale….) può essere l’asse privilegiato attorno a cui far muovere l’intero processo di apprendimento. Non si tratta solo di trasmettere informazioni sulla musica o sull’arte, ma di stimolare nelle bambine e nei bambini la capacità di inventare, di interpretare, di creare conoscenza. Di mettere pienamente a frutto la mente a doppio taglio, di cui parlava Arnheim , che permette sia l’intuizione percettiva che la standardizzazione intellettuale dei concetti, facendo apprezzare quanto sapido possa essere il gusto del sapere. Senza sottovalutare che tramite l’educazione al patrimonio si possono veicolare valori fondamentali di educazione civica, di sensibilizzazione alla tutela e alla salvaguardia dei beni storico-artistici, cosa che è ampiamente provato e teorizzato si verifichi fin dalla tenera età” (Clara Rech, presidente Anisa).
4. Nella frammentazione dei saperi anche un maestro o un insegnante ben preparato non può sapere tutto. Ecco quindi che bisogna coinvolgere in un unico processo le associazioni, gli operatori museali per portare la scuola nel museo, e il museo nella scuola, attraverso corsi integrativi. Realtà che di sicuro già esiste, ma anche in questo caso si muove soprattutto sull’offerta didattica dei musei (e quindi alla sensibilità del genitore o dell’insegnante che porta i bambini a vedere la mostra) . Come si può portare il museo nella scuola?
5. Il valore della bellezza: è necessario conservare e trasmettere il senso della “bellezza”, intesa nel suo significato più ampio, la bellezza dell’arte, della natura, del nostro patrimonio paesaggistico, architettonico, storico-artistico, archeologico, ecc.
In una società che ha smarrito ogni senso di dignità e bellezza, dovremmo recuperare i valori da trasmettere, ai più piccoli in primis, e a tutti i cittadini in generale, valori che rappresentano il nostro passato ed il nostro futuro.
Bisogna ripartire dal concetto di cultura come bene comune e come diritto.
6. Ricostruire il ruolo della storia dell’arte: come strumento di formazione di senso civico e di educazione alla cittadinanza; a questo proposito bisogna giungere ad una nuova e maggiore consapevolezza ed educare i cittadini tutti su questi principi: la storia dell’arte ha una grandissima utilità sociale, è una risorsa da valorizzare che deve parlare alla società e alla comunità.
7. Sviluppo di una cittadinanza attiva: è fondamentale che si sviluppi, in primis nei giovani, un atteggiamento di maggiore consapevolezza, di cittadinanza attiva, che permetta loro di riflettere sulle tradizioni, sulla loro identità, che è nello stesso tempo la loro eredità ed il loro futuro.
È importante fare in modo che i giovani italiani abbiano l’opportunità di arricchire la loro conoscenza storico-artistica del ricco patrimonio italiano, capirne le potenzialità e le sue caratteristiche, da qui sicuramente potrà nascere un maggiore apprezzamento del proprio paese, ed un consapevole senso di rispetto e tutela.
8. Una nuova e maggiore conoscenza: Tutto parte dalla conoscenza: diffondere la conoscenza del patrimonio laddove essa manca o non viene particolarmente presa in considerazione, può diventare lo strumento più potente per creare adulti consapevoli in grado di gestire in prima persona, ciascuno nel proprio piccolo, il proprio tesoro artistico.
Una nuova e maggiore consapevolezza se coltivata bene nel tempo potrà portare oltre allo sviluppo sociale, anche quello economico e territoriale, grazie al contributo di future generazioni pronte e preparate.
9. Stimolare i giovani: è fondamentale potere aiutare i giovani a scoprire la varietà dell’offerta culturale, dando loro gli strumenti per orientarsi. La scuola dovrebbe inventare una sorta di nuova educazione artistica.
Coordinatore: Martina Caragliano, caragliano@manifestocultura.it
Co-coordinatore: Fiorella Fiore: fiore@manifestocultura.it
La materia urbanistica è certamente fondamentale strumento di organizzazione e salvaguardia del Territorio. Interessante comprendere quanto abbia pesato e pesi oggi il fattore Cultura nella redazione di piani, programmi, norme tecniche e regolamenti e il grado di sensibilità raggiunto in tal senso da parte di tecnici e amministratori. Risparmio dell’uso del suolo, attenzione reale ai centri storici maggiori e minori, fasce di rispetto effettive, rispetto della cultura e delle tradizioni locali, sono solo alcune delle importanti tematiche che possono essere qui discusse ed approfondite.
– Uso e bellezza, funzione ed estetica.
Utilitas e Venustas , per dirla con Vitruvio, sono due requisiti fondamentali che, specie nelle nostre città e nei nostri paesi, di pari passo con il progresso sociale economico e tecnologico, si sono sempre più spesso scontrati, con esiti anche drammatici. La ricostruzione di un equilibrio possibile, che non sacrifichi e non calpesti nessuno dei due fattori citati, a partire proprio e ad esempio, da una riconciliazione tra lo spazio commerciale, industriale e agricolo e l’immediato contesto, può essere una delle sfide della nostra epoca.
– Tecnologia e impatto visivo.
Il progresso tecnologico ha portato progressivamente una serie di materiali e nuovi elementi più o meno impattanti che secondo criteri di economicità o esigenze di rinnovamento impiantistico, hanno in molti casi sconvolto l’immagine urbana e paesaggistica tradizionale. La ricerca di una maggiore armonia e la necessità di un impegno finalizzato, in certi casi, a stabilire quale priorità l’autenticità dei luoghi rispetto alla comodità del progresso, possono anche dar forma a linee guida da verificare e condividere.
4.4 – Sicurezza e lotta al degrado.
Partendo dal presupposto che, molto più spesso del contrario, è il contesto degradato a creare disagio sociale, sono necessarie riflessioni sulle qualità che il territorio deve possedere per essere percepito in termini di accoglienza e vissuto con partecipazione. La buona illuminazione pubblica, l’efficace raccolta dei rifiuti, la lotta ai graffiti e al vandalismo, l’interscambio dei mezzi di trasporto, sono solo alcune azioni tra le tante da sperimentare e promuovere da parte di chi amministra e gestisce il territorio. Tuttavia l’obiettivo della qualità territoriale tradotta in qualità della vita, dovrebbe coinvolgere il più possibile la cittadinanza e l’associazionismo privato, a tutti i livelli.
Coordinatore: Riccardo Pasquino.
mail: pasquino@manifestocultura.it
Lo scopo di questo Tavolo n. 4 (nel solco delle finalità generali dell’iniziativa #ManifestoCultura) è quello di riunire diverse e anche opposte personalità e professionalità intorno alla consapevolezza che lo spazio urbano, lo spazio antropizzato, il paesaggio, il territorio, il luogo, sono i primi e più immediati veicoli della trasmissione culturale e che essi comprendono al proprio interno tutto ciò che è e che fa Cultura. Uno spazio composto quindi sia di eccellenze culturali da imitare, da diffondere e da cui lasciarsi contagiare (i beni vincolati, i parchi e i giardini, i musei, gli archivi, le ville, i teatri, i borghi storici, le aree archeologiche, ecc.) che di situazioni, spesso culturalmente degradate, da riqualificare, valorizzare, ri-comprendere (le periferie, molti centri storici maggiori e minori, le campagne, le pertinenze infrastrutturali, ecc.).
L’urbanistica, o meglio la pianificazione territoriale, è il primo e principale strumento della tutela e organizzazione del territorio ma non sempre riesce ad interpretarne/rispettarne/qualificarne adeguatamente l’altissima valenza culturale.
La musealizzazione a volte esasperata non può contrapporsi allo sfruttamento commerciale. L’esigenza di maggiore sicurezza e la lotta al degrado non possono sempre giustificare sventramenti e demolizioni. I molteplici e sempre nuovi prodotti dello sviluppo tecnologico e impiantistico non possono soffocare i luoghi della Storia e i materiali della tradizione. USO e conservazione, funzionalità e BELLEZZA, dovrebbero convivere, magari allegramente. Equilibrarsi il più possibile, senza tuttavia perdere il proprio rispettivo carattere.
Per un Paese come l’Italia l’aspetto, non solo estetico ma anche sociale, che assume il Territorio, in tutte le sue specificità e nei confronti dei suoi fruitori occasionali o abituali (ma non solo turisti), è veramente importante. E’ la più bella cartolina, la scuola più formativa, la migliore educazione civica per le future generazioni.
Forse il periodo di crisi e la solo recente attenzione al risparmio della risorsa suolo, possono essere insieme occasioni storiche, uniche ed irripetibili, per riflettere seriamente sulle possibilità reali di riqualificazione dell’esistente.
L’intenzione iniziale, condivisa con i primi entusiasti aderenti, è un confronto aperto, maturo e partecipato, inteso a sviscerare e sbugiardare le contraddizioni e i conflitti, ad evidenziare i punti deboli e le criticità, a ricercare, rilevare e sottolineare le eccellenze e gli esempi virtuosi, a focalizzare l’attenzione sull’attuazione pratica delle esperienze e sulla verifica degli esiti effettivi. Con il coraggio di scendere nel dettaglio ma senza perdere di vista il quadro d’insieme. Con la predisposizione a proporre nuove idee ma senza dimenticare il prezioso contributo che viene da esperienze analoghe, dalle attività di associazioni e organismi che già si sono occupati o si stanno ancora occupando delle tematiche affrontate. Con lo sguardo aperto contemporaneamente al passato, al presente e al futuro, perché di questa sovrapposizione continua è generato e ri-generato il “nostro” spazio. Con la disponibilità infine ad instaurare collegamenti (link) possibili e virtuosi con le esperienze svolte e gli argomenti affrontati dagli altri 8 tavoli di questo #ManifestoCultura.
L’obiettivo finale può essere, molto semplicemente, la sintesi del confronto qui avviato e la diffusione di una nuova visuale, più terrena e pratica e utile ad acuire la sensibilità e la responsabilitàdi cittadini, associazioni, operatori del settore, amministratori, politici, nell’affrontare ogni giorno le tematiche che riguardano il valore e l’enorme potenziale culturale della più o meno estesa porzione di territorio ove vivono, operano, amministrano, decidono, legiferano.
6.11.2013
TEMATICHE DA APPROFONDIRE:
a) Tecnologia per la valorizzazione del patrimonio: web & app
b) Tecnologia per la valorizzazione del patrimonio: interventi sul
territorio
c) Tecnologia per la tutela del patrimono
______________________________
a) Tecnologia per la valorizzazione del patrimonio: web & app
Siti internet
Per venire incontro alle esigenze del turista è di fondamentale
importanza che un sito archeologico o un museo sia presente in rete in
maniera adeguata, attraverso portali internet che siano caratterizzati da:
• Semplicità nella fruizione
• Informazioni base sempre aggiornate (orari apertura, costi, link a
mostre temporanee e segnalazione eventuali aree chiuse per manutenzione)
• Possibilità di prenotare ed acquistare on line il biglietto con o
senza ulteriori benefit (visita guidata etc.)
• Mappa del sito (tradizionale e/o attraverso percorsi virtuali in 3d) e
galleria fotografica
• Interconnessione con i social network principali e con le pagine
ufficiali su facebook/twitter etc. del sito / eventuale galleria
fotografica fatta da scatti di “visitatori”
• Interazione fra utenti con creazione dei percorsi dal basso,
condivisione di impressioni sui luoghi visitati
Applicazioni per smartphone / tablet
Stante la grandissima diffusione che oramai hanno smartphone e tablet, è
opportuno che i principali musei e siti archeologici siano dotati di una
propria “app”, come del resto già presente in diversi casi in Italia. Al
di là delle informazioni tradizionalmente reperibili sul web
• Mappa del sito archeologico / museo / centro storico
• Breve descrizione delle opere d’arte e/o di eventuali mostre
temporanee presenti
• Itinerari standard di visita
Una “app” ottimizzata per la valorizzazione del patrimonio culturale
dovrebbe offrire:
• Visualizzazione di contenuti georeferenziati sul patrimonio presente,
informazioni mirate al visitatore rispetto al punto in cui si trova in
modo da costruire percorsi di visita personalizzati
• La frase: “L’utente che ha visto questo luogo ha anche visto…”,
consentirebbe di creare percorsi non preconfezionati con la possibilità
di valorizzare aree meno conosciute, perchè non inserite nelle guide
turistiche. E’ il visitatore che crea un suo percorso lo commenta, lo
valorizza, lo condivide.
• In caso di siti archeologici, virtualizzazione con ricostruzione del
sito archeologico dal punto prospettico del visitatore, che potrebbe al
contempo vedere quel che è oggi un monumento ed indizzando la telecamera
opportunamente anche vederne la ricostruzione in 3D.
b) Tecnologia per la valorizzazione del patrimonio: interventi sul
territorio
Virtualizzazione e digitalizzazione utilizzata per valorizzare un
determinato monumento in situ mediante:
• Video percorsi in 3D all’ingresso di musei e/o monumenti che
permettano di ripercorrere la storia del luogo o, in caso di sito
archeologico, una ricostruzione a partire dalle immagini dello stato
attuale del sito a ritroso nei secoli fino all’epoca della costruzione
• In caso di particolari siti archeologici, come terme, domus romane,
ipogei et simii, uso sapiente e mirato di video 3D, luci e suoni per
permettere percorsi di visita che prevedano approfondimenti,
ricostruzioni storiche, descrizioni dell’utilizzo di questo o quel luogo.
• [DA APPROFONDIRE ULTERIORMENTE]
c) Tecnologia per la tutela del patrimonio:
Studi e realizzazione di impianti che permettano ottimizzazione delle
condizioni di fruibilità dei siti e dei musei, per garantire la
conservazione delle opere d’arte e benessere dei visitatori
• Ottimizzazione degli impianti di illuminotecnica e condizionamento che
prevedano variazioni nell’arco della giornata attraverso opportuni timer
e sensori, sia di luminosità che di CO2, tali da poter essere utili
nello stimare il numero di visitatori presenti in una sala ed
ottimizzare il funzionamento dell’impianto di condizionamento, sia in
termini economici che ambientali.
[DA APPROFONDIRE ULTERIORMENTE]
Maltempo, archeologi lanciano allarme per allagamento area Metaponto
Partiamo dall’allarme lanciato dagli archeologi dopo l’alllagamento di Metaponto, l’8 ottobre scorso, per tornare al tema a me caro della CONSERVAZIONE, PREVENZIONE, CATALOGAZIONE, piuttosto che RESTAURO, soprattutto dopo che agli allagamenti di Sibari (gennaio 2013) hanno fatto seguito quelli di Metaponto.
E’ urgente ora puntare sulla prevenzione, sulla messa in sicurezza dei siti e dei territori, dei Beni, prima ancora di parlare del loro restauro!!
Per Sibari veniamo a sapere che già nel 2008 c’era stato il rischio di allagamento del sito, la Regione aveva stanziato 4.000.000 di euro, ma i lavori di messa in sicurezza non sono mai stati fatti
http://www.repubblica.it/cronaca/2013/01/3…ibari-51553700/
Forse anche per Metaponto si scoprirà qualcosa di simile!!!
A questo punto è necessario puntare sulla conoscenza dei rischi, per poterli prevenire, creando un ordine di priorità, quindi cominciare a mettere in sicurezza ciò che è a rischio!!
Intervenire con un restauro dopo un disastro come quello di Sibari non riporterà gli intonaci, le murature, le decorazioni allo stato precedente!! Sarà sempre un intervento di emergenza.
Ma un paese come il nostro deve sì saper gestire l’emergenza, ma solo dove non può assolutamente essere prevista una calamità (e con la Carta del Rischio è possibile prevedere molte zone a rischio). Per il resto deve attuare una vera programmazione continuativa, fatta di controllo del territorio e messa in sicurezza, azioni che probabilmente non “brilleranno” dal punto di vista mediatico, ma sicuramente saranno molto più utili alla conservazione del nostro Patrimonio e alla sua conseguente valorizzazione!!
A questo proposito è importante leggere il prezioso contributo di Pietro Petraroia * riguardo l’importanza della Carta del Rischio, per una corretta programmazione e per lo sviluppo
http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/rilancio-della-carta-del-rischio
Dopo l’avvio della discussione iniziale, erano stati focalizzati i seguenti argomenti, suddivisi per semplicità, in tre aree tematiche
UMANISTICA
TECNICA
NORMATIVA
AREA UMANISTICA
A1 – Restauro come memoria, momento di conoscenza dell’opera, conoscere per riconoscere, recupero del senso di appartenenza della comunità, consapevolezza
A2 – Educazione alla cultura
AREA TECNICA
B1- Buone pratiche oltre la normativa
B2- Collaborazione tra diverse specializzazioni ed equiparazione dei titoli delle figure professionali nell’ambito di gruppi interdisciplinari (anche con figure di archeologo e geologo)
B3- Attuazione seria di piani di Conservazione Programmata con adeguati finanziamenti
B4- Mappatura dettagliata e catalogazione dei Beni sul modello della “Carta del Rischio ISCR”, per oggettivizzare l’urgenza degli interventi e migliorare la programmazione di spesa ( Proposta di Vito per cartina patrimoniale)
B5- Unificazione dei linguaggi e delle metodologie, partendo dalle Università e dai Centri di Ricerca, costruendo sinergie con questi
AREA NORMATIVA
C1 – decentramento delle Soprintendenze come in Trentino Alto Adige (ora servizi dei Beni Culturali (Enrico)
C2 – Decentramento dei siti museali nazionali, presso i servizi regionali
C3 – Accesso ai dati (open data) del MIBAC sui Beni culturali
C4 – Criteri di premialità nelle gare d’appalto, perchè le gare non vengano sempre esperite al massimo ribasso, per una migliore qualità dei lavori, per una qualificazione delle professionalità (sia per i lavori che per le gare di progettazione professionale)
TEMI ULTERIORI
– Tutela e riscoperta dell’artigianato artistico AREA A
– Formazione di alto livello per artigiani (falegnami, fabbri, scalpellini) da utilizzare per restauri AREA B
– Qualificazione diverse professionalità e criteri di abilitazione , giusta attribuzione delle competenze AREA C
Il Manifesto è nato il 29 giugno scorso attraverso la sinergia di menti e professionalità diverse che hanno ritenuto opportuno mettersi insieme per andare oltre la solita “lagnanza” relativa alla lentezza burocratica-amministrativa nella gestione del nostro Patrimonio Culturale che ha bisogno non solo di critiche ma soprattutto di proposte e di strumenti. Quindi l’ultimatum dato a Pompei dall’Unesco il 29 giugno scorso e rinvigorito dall’editoriale apparso su StoriaMeridiana.it ha dato la scintilla dell’indignazione ma anche dell’operatività e del “Fare”, proprio come il decreto Letta-Bray sui Beni Culturali.
In due mesi abbiamo raccolto 104 adesioni di professionisti e semplici appassionati di questi temi (ci sono molti studenti e anche pensionati!) e da qualche giorno sono partiti i contatti tra gruppi di lavoro e aderenti per mettere mano concretamente ai suggerimenti che questa iniziativa vuole offrire al Ministero preposto.
Domanda: è necessario un nuovo manifesto? Lo hanno fatto Legambiente, Il Sole24ore, Repubblica… insomma un po’ tutti. La risposta è si e il motivo è chiaro: il nostro è un manifesto che parte dal basso, sia dagli addetti ai lavori (restauratori, architetti, ingegneri, archeologi, ecc..) che da professionalità diverse (studenti, giornalisti, studiosi di arte e storia, pensionati e semplici “turisti”) ovvero i consumatori finali del prodotto-cultura. Non da media, associazioni istituzionalizzate, e gruppi altri(o “caste”?). Ecco perché il nostro Manifesto è diverso; è altro. Ed ecco perché lo riteniamo importante e non un doppione.
Il nostro obiettivo, poi, non è solo pubblicare quattro punti e mandarli al Ministero, ma iniziare un percorso di collaborazione definitiva, permanente e costante tra aderenti di ogni tavolo, per creare proposte e incontri anche in futuro. Un impegno continuo e duraturo tra aderenti che vogliono contribuire a risollevare le sorti culturali di questa nostra ITALIA.
Impegno arduo quindi.
Il ManifestoCultura ora ha un sito autonomo e indipendente ed ha quindi l’opportunità di crescere con le sue gambe e lo farà grazie ad un patto che i Costituenti e i coordinatori dei gruppi di lavoro si sono dati a Pompei il 28 e 29 settembre scorso. Il patto prevede un’organizzazione più efficace, un team di poche persone teso al rispetto di piccole e semplici regole di convivenza e di programmazione. Il tutto in assoluta democraticità e trasparenza. Un luogo soprattutto sinergico e aperto, dove le idee non sono chiuse e lasciate alla valutazione di “pochi eletti” ma ad uso e consumo di chi ha sete di cultura e soprattutto rivolto a chi lavora in questi ambiti. In questo sito inseriremo i nostri contenuti, le nostre poche regole di convivenza, le nostre iniziative e idee.
Un diario nel quale tutti sono invitati a scrivere e un viaggio dove tutti sono invitati a partire. Nessuno si senta escluso. La cultura non è per pochi eletti ma appartiene a tutti.
Zaino in spalla… si riparte!
A breve ripartirà la campagna adesioni. Ci aspettiamo una partecipazione larga e soprattutto attiva.
ManifestoCultura
twitter @manicultura
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